Il caso clinico che presentiamo è una riabilitazione implanto protesica in paziente con dentatura terminale.
La paziente ha 82 anni e si presenta nel nostro studio in prima visita riferendo problemi e dolori alla masticazione, mobilità dentale e alitosi. Dopo analisi clinica e un sondaggio sequenziale si diagnostica una parodontite severa stadio IV e grado B. La prognosi degli elementi dentari rimasti non è favorevole per una riabilitazione protesica fissa su monconi.
Si procede alla raccolta dati ( Fig 1-2) e si propone alla paziente una riabilitazione con2 full arch su impianti con protesi in metallo PMMA in considerazione dell’età e delle disponibilità economiche della paziente.
Si procederà alla riabilitazione dell’arcata inferiore e successivamente di quella superiore.
Nell’arcata inferiore si eseguirà un full-arch post estrattivo con carico immediato, mentre nel superiore a causa dell’osso residuo non sufficiente garantire una stabilità primaria adeguata, si estrarranno gran parte degli elementi dentari e si inserirà una protesi provvisoria su 2-3 monconi per dare il tempo alle zone post estrattive di guarire adeguatamente e soprattutto per facilitare la programmazione implantare e la gestione della dimensione verticale/occlusione nelle fasi protesiche post chirurgia implantare.
Nell’attesa di eseguire la chirurgia dell’arcata inferiore, procediamo alle estrazioni superiori eseguite con ridge preservation e inseriamo un provvisorio a supporto dentale (Fig 3).
La pianificazione implantare per l’arcata inferiore viene eseguita con il software Implant Sudio e con lo stesso software si procede al disegno della mascherina chirurgica (Fig 4-5).
La mascherina viene prodotta dal Laboratorio Canale di Rimini. Si eseguono le estrazioni inferiori, e si inseriscono gli impianti.
Al termine della chiriurgia si scansionano le arcate per la realizzazione di un provvisorio in resina che viene consegnato alla paziente 72 ore dopo la chirurgia (fig. 6-7).
Anche in questo caso finita la chirurgia superiore, si procede alle scansioni con la tecnica del flusso inverso per la realizzazione del provvisorio superiore avvitato sugli impianti che verrà consegnato alla paziente dopo 72 ore (fig. 8-10).
Gli impianti utilizzati nelle 2 arcate sono a connessione esagonale esterna e sia i provvisori che i definitivi verranno realizzati avvitati direttamente sulla testa della fixture senza utilizzo di MUA.
La paziente è molto soddisfatta del risultato.
Nelle immagini finali è possibile confrontare la situazione iniziale della paziente e quella dopo il trattamento implanto-protesico (fig 12).
Nonostante l’utilizzo dello scanner intraorale per le riabilitazioni complesse su impianti sia molto dibattuto, nella nostra esperienza i risultati dipendono da 3 fattori chiave: tipologia di scanner utilizzato, tipologia degli scan abutment e tecnica di scansione.
Tutti gli scanner della serie TRIOS si sono dimostrati in tutti gli studi scientifici disponibili, degli scanner molto accurati. La scelta degli scan abutment va fatta in relazione alle matematiche gestite insieme al laboratorio e va sempre controllata l’usura degli stessi. Infine per la tecnica di scansione, è molto importante seguire i protocolli disponibili da anni, come la tecnica del flusso inverso che va eseguita con un ritaglio manuale del provvisorio e bisogna sfruttare al meglio gli algoritmi del software di scansione che ottimizzano le mesh in base alla presenza degli scan abutment o dei tunnel mucosi.
Sconsigliamo tecniche di scansione che utilizzano prescrizioni iniziali del software TRIOS differenti da quelle implantari ( indicare al posto degli impianti dei monconi). Si ringrazia il Laboratorio Canale di Rimini per la collaborazione.
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